Alle nostre latitudini ci confrontiamo spesso con patologie delle mani pediatriche più frequentemente affette da traumi, più che da malattie (tipo tumori) o malformazioni congenite. I traumi alla mano rappresentano circa 1/3 delle visite totali eseguite in un anno. Spesso, per l’abilità dei bimbi nel mascherare un trauma e nel trovare dei perfetti meccanismi di compenso, ci confrontiamo con “ritardi” nella prima visita o nell’inizio corretto della terapia più appropriata. Più spesso “non” chirurgica.
La difficoltà della mamma nell’interpretare i disturbi del bimbo, una sottovalutazione del trauma iniziale, la difficoltà nella visita da parte del primo operatore non specialista o nell’interpretazione delle immagini radiologiche portano spesso ad un ritardo di diagnosi. Posta finalmente diagnosi è pratica comune dover distogliere i parenti dal senso di colpa o dalla ricerca del “colpevole” di tal diagnosi e incentrare l’attenzione sulla strategia “per recuperare il tempo perduto” con un gesto del chirurgo (immobilizzazione o intervento chirurgico) seguita se necessario da una terapia mirata precoce.
Diverso il discorso per la patologia malformativa.
La mano fin dalle prime settimane di vita e’ un elemento indispensabile nel rapporto con la mamma e per l’esplorazione del nuovo mondo con l’apprendimento conseguente. Grazie alla funzione di pinza e di presa pollice-indice la manipolazione di oggetti si rende possibile. Le malformazioni della mano, pur con differenze territoriali anche marcate, sono molteplici e di gravita’ varia. Un bimbo su circa 2000 risulta affetto da malformazione congenita.
Le piu’ comuni sono le sindattilie (unione di 2 o piu’ dita insieme), la presenza di più dita sovrannumerarie (polidactilia), l’assenza di una o più dita (agenesia), l’atteggiamento in flessione delle dita (camptodactilia), la deviazione su un lato delle dita (clinodactilia), la presenza di una lunghezza ridotta delle dita (brachidactilia).
Molto frequente, per quanto non rappresenti una vera e propria malformazione congenita è il dito o pollice a scatto congenito.
Altre condizioni sono associate a malformazioni agli arti inferiori, facciali, cardio- circolatorie, renali, cardiache.
In tali bimbi i difetti funzionali influiscono sullo sviluppo psicofisico e quindi sul futuro comportamento e la vita di relazione.
E’ quindi necessario, non appena le condizioni generali ai fini anestesiologici lo permettono, interventire precocemente. Attorno ai primi 12/18 mesi di vita il cervello prende coscienza delle funzioni della mano ed impara ad utilizzarla. Un ritardo eccessivo può comportare una esclusione permanente di una funzione particolare nello schema mentale utile allo sviluppo morfologico e funzionale. La procedura o le procedure chirurgiche sono solo una tappa del cammino terapeutico.
Ma ogni gesto chirurgico deve essere con anticipo pianificato all’interno di un programma che preveda anche la gestione delle possibili complicanze.Nella maggior parte dei casi segue un trattamento riabilitativo che e’ accompagnato dall’utilizzo di tutori con funzione preventiva, correttiva o funzionale.
La presenza inoltre nel team di uno psicologo/psichiatra qualificato e’ essenziale nell’affrontare dubbi, perplessita’, domande ed emozioni. In principio e’ utile per affrontare l’impatto con la malformazione od il trauma ed in seguito per imparare a gestirla. Sin dagli inizi della formazione e della attivita’ il Dr.Lucchina si e’ sempre occupato di malformazioni congenite della mano completando la sua formazione a Shriners’ Children’s Hospial a Philadelphia e proseguendo la collaborazione domestica e internazionale post- formazione col proprio maestro per la chirurgia della mano, Prof. Marco Lanzetta, esperto di fama internazionale ed autorita’ riconsciuta in tutto il mondo in questo campo.