Dal 2012 con il team svizzero che guido, aderiamo ai progetti umanitari e alle missioni in Africa ed Asia organizzati dal GICAM (Gruppo Internazionale Chirurghi amici della mano – www.gicam.net) ONG.
Il GICAM, fondato e voluto dal Prof. Lanzetta, noto chirurgo pioniere della chirurgia dei trapianti di mano, è attivo da più di 10 anni in missioni umanitarie in Paesi in via di sviluppo e si impegna in attività di solidarietà in ambito sanitario a livello internazionale mettendo al servizio di terzi le capacità professionali e chirurgiche degli aderenti.
Il progetto “Una mano per l’Africa” avente come destinazione l’Africa Occidentale ed Orientale coinvolge un team internazionale di noti chirurghi della mano, chirurghi plastici e microchirurghi con lunga esperienza e provenienti da centri di eccellenza principalmente principalmente dall’ Italia, Svizzera, Canada.
Le persone trattate sono in gran parte bambini, o giovani adulti vittime di malformazioni congenite, paralisi nervose, ustioni o guerre.
Nuove missioni sono gia’ state pianificate in Kenya ed India come parte del progetto GICAM. Una sala operatoria volante nelle zone piu’ povere dell’Asia e dell’Africa e’ stata creata, con tutti gli strumenti chirurgici e tutto cio’ che e’ necessario a curare mani malate, deformate, traumatizzate, amputate per dare una speranza, per ricostruire un futuro o ricominciare un lavoro lontani dalla burocrazia e i conflitti quotidiani coi quali bisogna confrontarsi quotidianamente nel sistema sanitario elvetico.
Nelle localita’ succitate gli ospedali sono in grado di ricevere e far fronte alle richieste di chirurghi, anestesisti, ergoterapisti ed infermieri auto-finanaziati senza i costi amministrativi e la perdita di tempo destinata abitualmente a riparare apparecchi e locali in un’unica localita’.
Abbiamo imparato dopo anni di esperienza che un ospedale dove portiamo i nostri strumenti e che ci ospiti per due settimane e’ sufficiente al nostro scopo di operare pazienti pre-selezionati, in accordo ad uno screening che dia priorita’ a donne e bambini. Senza la burocrazia e i lavori amministrativi che occupano il 30% del tempo dei medici e sfortunatamente allontanano i dottori dalla cura dei loro pazienti..
Gli abbracci, il bentornato, i volti puliti e sorridenti dei frati e dei pazienti a cui mi sono affezionato… affettuosi convenevoli che si ripetono dal 2012, e preludono a frenetiche attività.
Ogni volta è così, e non vorrei che non passasse mai il tempo a tal gente.
Fin dall’arrivo si comincia a lavorare. Visite su visite, auto, minibus o taxi fatiscenti che portano pazienti piu’ o meno semplici. Spesso i bimbi sono accompagnati da genitori coi quali hanno fatto giorni di strada a piedi mano nella mano in attesa di una visita magari neanche risolutoria. Bisogna decidere chi operare e chi no. Chi è in grado di sostenere un intervento e chi può non farcela. Non è facile.
La sala operatoria di Tanguietà ha due tavoli operatori con criteri di sterilità che farebbero rabbrividire qualsiasi strumentista di tutte le parti del mondo.
Operare in Paesi del terzo mondo o in via di sviluppo è diverso:
diverso il clima, diverse le patologie, diversa la risposta dell’ organismo ai medicinali, diversi i tempi operatori.
Tutto cambia e non solo per le condizioni precarie. Bisogna modificare la metodica d’intervento per risolvere il problema nel più breve tempo possibile, con il minor numero di interventi perchè difficilmente il paziente tornerà a farsi controllare – e con il minor tasso di complicanze. Quello che si fa in due o più interventi, a distanza di mesi, lì bisogna farlo in una volta sola.
Ci sono poi patologie che da noi rappresentano la rarità, il grande caso chirurgico. Là sono la routine: infezioni da morsi di serpenti, ustioni devastanti, malformazioni vascolari enormi, malformazioni della mano , tumori grandi come funghi…
Quindi l’ Indicazione chirurgica deve essere ancor più meditata.
In Africa gli anestesisti non esistono per cui nel nostro team tale figura non manca mai. E’ un altro regalo al concetto di sicurezza dei pazienti e nostra che ci siamo imposti di fare, esportandolo dalla nostra realtà ticinese di alta qualità.
In pochi giorni devi portare a termine il maggior numero di interventi possibile e fatti con alta qualità.
Ogni anno eseguiamo circa 30/40 interventi maggiori, per la gran parte malformazioni pediatriche.
Talvolta mi sento dire: ma chi te lo fa fare di partire, giocarti 2/3 settimane di ferie, per che cosa poi? Sorrido silenzioso, e mi torna la nostalgia.
L’Africa, quest’Africa è un mix di vitalità, di umanità, di arricchimento personale, talvolta di sofferenza, spesso di grande gioia che contrasta con la nostra società anziana e decadente, in primis nei valori e nel concetto di famiglia.
Mi è capitato di dover fare lembi di ricostruzione delle gambe per evitare che delle gambe con l’osso esposto all’aria non venissero amputate. Una vergogna nei Paesi Occidentali, una catastrofe in Africa. Evitare una ghettizzazione sociale per una limitazione di cui non è colpevole.
Queste sono le vere soddisfazioni della vita.
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